Una riflessione personale per chi si avvicina a questo mondo
Negli ultimi anni, ho visto crescere tantissimo l’interesse verso l’Arteterapia.
Persone provenienti dal mondo dell’arte, dell’insegnamento, dell’educazione o semplici appassionati, tutte accomunate dalla sensazione che l’arte possa essere uno strumento per aiutare gli altri.
E questa è una percezione autentica. L’arte ha davvero un potere trasformativo.
Ma proprio perché è così potente, non può essere utilizzata con leggerezza.
L’Arteterapia non è improvvisazione. Non è ispirazione. Non è intuizione personale.
Qualche tempo fa, ho ricevuto una candidatura da parte di una persona che si proponeva come arteterapeuta, pur non avendo alcuna formazione in merito.
La sua era una lettera molto curata, appassionata, piena di riferimenti al suo percorso artistico e alla convinzione che “solo un artista sa davvero accedere al linguaggio simbolico”.
Ha raccontato di aver applicato “principi di arteterapia” in autonomia con persone a lei vicine, di conoscere i processi psicoemotivi attraverso l’arte, di sentirsi pronta a lavorare in questo ambito anche senza una formazione specifica.
Non c’era malizia… forse, ma c’era tanta confusione.
Ed è proprio da questo episodio che nasce il desiderio di condividere alcune riflessioni.
✋ Cosa l’Arteterapia NON è
Mi capita spesso di confrontarmi con persone entusiaste ma poco informate.
Quindi voglio essere molto chiara:
- L’Arteterapia non è insegnare arte
- Non è attività di animazione e intrattenimento
- Non è un laboratorio creativo fine a se stesso
- Non è condurre laboratori espressivi lasciando che “l’arte faccia il suo lavoro” (senza un metodo)
- Non è “sentirsi portati” o “avere una sensibilità naturale”
- Non è “sentirsi vicini all’inconscio” solo perché si è creativi
Tutto questo può avere un valore, certo. Ma non ha nulla a che vedere con la pratica professionale dell’Arteterapia.
🌀 E i mandala? Ne parliamo presto
Una delle confusioni più frequenti è l’idea che colorare un mandala equivalga a fare Arteterapia.
Frasi tipo: “Anch’io faccio arteterapia. Coloro (o faccio colorare) i libri di Mandala!”
Anche in questo caso, si tratta di un’attività piacevole, utile e talvolta profondamente rigenerante… ma, seppur può essere usata come strumento in AT, questa pratica fine a se stessa non ha le caratteristiche proprie di un intervento strutturato.
È un tema che merita spazio, e che affronterò presto in un articolo dedicato. Stay Tuned…
✅ Cos’è invece l’Arteterapia
L’Arteterapia è una disciplina seria, strutturata, fondata su una formazione specifica.
Si basa su una cornice metodologica, su strumenti di osservazione e contenimento, su supervisione costante e su un’etica precisa.
E spesso si rivolge a persone che stanno attraversando situazioni di fragilità, disagio, traumi.
Non è pittura libera. Non è espressione creativa. È una relazione professionale attraverso l’arte.
Questo significa sapere:
- quando parlare e quando tacere
- quando un gesto ha un valore simbolico e quando no
- come si costruisce un setting sicuro
- come progettare e strutturare i laboratori su obiettivi precisi e misurabili
- cosa accade quando emergono emozioni forti, anche inaspettate
- conoscere i propri limiti, umani e professionali
E significa anche sapere quando non intervenire, quando è necessario coinvolgere altre figure professionali, o quando si rischia di fare danno.
⚠️ Il rischio dell’abuso di professione
Nel caso di cui parlavo poco fa, la persona faceva riferimento addirittura a competenze di psicanalisi, al processo inconscio, all’emergere del sé profondo senza essere ne psicologa o psicoterapeuta.
Tutte cose affascinanti da leggere in un libro… ma che, senza una formazione adeguata, diventano pericolose.
Parlare di psiche, inconscio, “guarigione” o “sblocco” senza competenze cliniche può configurarsi come abuso di professione, secondo l’art. 348 del Codice Penale.
Non lo dico per spaventare, ma perché è un punto che troppo spesso viene ignorato.
Il desiderio di aiutare non basta: serve essere preparati, riconosciuti, autorizzati.
Inoltre il rischio è di danneggiare, promuovendo informazioni poco accurate, chi l’arteterapia la fa con formazione etica e competenza.
💬 A chi sente che l’arte può essere d’aiuto
Se sei un artista, un’insegnante, una persona sensibile che sente quanto l’arte possa toccare profondamente le persone…
… capisco bene da dove arriva questa spinta. L’ho sentita anch’io.
Ed è una bellissima chiamata.
Ma per trasformarla in qualcosa di vero, utile, rispettoso, serve formazione.
Serve distinguere tra arte come linguaggio personale e Arteterapia come disciplina relazionale.
🎓 Vuoi davvero avvicinarti all’Arteterapia?
Se senti che l’Arteterapia potrebbe aiutarti a lavorare su di te, a esplorarti o a ritrovare un contatto più profondo con te stesso, ora sai a chi rivolgerti: scegli sempre un* professionista qualificato e formato.
Perché il tuo percorso personale merita competenza, cura e rispetto. Guarda QUI
Se invece vuoi formarti come arteterapeuta, rivolgiti a realtà qualificate e riconosciute.
Se invece senti il bisogno di iniziare un percorso personale di crescita e consapevolezza attraverso l’arte, affidati a un* arteterapeuta professionista, con una formazione accreditata. Guarda QUI
Io ho scelto di formarmi seriamente, e continuo a farlo ogni giorno.
Credo profondamente che un buon professionista non sia mai certo al cento per cento.
Non si aggrappa alle certezze, ma si mette in discussione, si aggiorna, si lascia interrogare da ciò che cambia dentro e fuori.
La società evolve, le persone cambiano, i bisogni emergono in forme sempre nuove: per questo, la formazione e la riflessione continua non sono un’opzione, ma un dovere etico.
Se anche tu senti questa chiamata, ti invito a non saltare i passaggi.
Fallo bene. Fallo in modo etico. Fallo con responsabilità.
Solo così potrai davvero essere d’aiuto, senza confondere, senza improvvisare, e soprattutto: senza far male.
Con creatività e cura,
Valentina Recchia
Arteterapeuta, formatrice Artedo e operatrice nel campo delle Arti Terapie
info@arteterapiavenezia.com
